La coltivazione del Carciofo di Pietrelcina, prodotto tipico del nostro paese, approda intorno al 1840, ad opera, sembra di un prefetto originario di Bari.
Coltiviamo il carciofo da sempre in campi non molto ampi e con procedimento legato al lavoro umano. Effettuiamo lavorazioni manuali come la raccolta, il taglio degli steli estivi e la “scardacciatura.”(eliminazione dei germogli superflui).
Effettuiamo la “scardacciatura” del carciofo di Pietrelcina in autunno e in primavera.
Estirpiamo i giovani cardi e li depositiamo sulle infiorescenze immature per preservarle dai raggi del sole che ne altererebbero il colore e ne comprometterebbero l’eccezionale morbidezza.
DETTAGLI: Apprezzatissimo per la sua tenerezza e per il suo sapore molto delicato.
Anche l’operazione di legatura, detta “ammazzamento” segue un antico procedimento tradizionale: si raccolgono in mazzetti ognuno dei quali è composto da quattro mammarelle, cioè capolini centrali, detti anche “cimarole”, legate con dei giunchi, detti “vinchi” in dialetto, che ancora oggi si raccolgono, come una volta, lungo le sponde del vicino fiume Tammaro.
Entrato da poco a far parte dei Presìdi Slow Food